Qualche scatto, con dei colori un po’ esasperati, delle mie ultime uscite in montagna, succede tutto nei dintorni di Monte Rotondo, Valle del Panico. Ho mischiato le foto di due escursioni distinte perchè hanno un epilogo comune: accettare di aver fallito.
Nei pressi di Monte RotondoNon raggiungerò mai forca Angagnola, meglio tornare indietroLa Forcella della NeveVicino Monte Rotondo…anche per oggi niente da fare.Salendo la Valle del PanicoAl centro del Panico“…se la scienza ci insegna qualcosa, ci insegna ad accettare i nostri fallimenti, come i nostri successi, con calma, dignità e classe…”
…ed internet fu! Finalmente da qualche settimana godo di questo nuova ed attualmente anche unica comodità. E per cosa andrò ad usarla? Un nuovo post su Android? Oppure sui miei giri fallimentari o meno sui monti? Oppure su Typescript e Qooxdoo? No no… non ci siamo proprio!
Questo è un post autocelebrativo sull’arte della tagliatella fatta a mano. Arte che sto con fatica, ma anche con divertimento imparando a mettere in pratica come testimoniano le foto seguenti.
PallinaSfoglia (ehm non proprio regolare)TagliatellePiatto
Per una serie di motivi che non sto ad elencare, in quest’ultimo periodo mi sono dovuto confrontare un po’ con Java e tutto l’ecosistema che si porta dietro a partire da Eclipse fino ad Android passando per Apache Pivot.
L’esperienza non è stata affatto negativa, anche se dal punto di vista di un programmatore C#, Java sembra un po’ più spartano e “C like” (insomma un po’ di vecchiaia e polvere la noto).
Tuttavia in questo post mi voglio soffermare su un solo aspetto che ho trovato particolarmente “sconveniente” in Java e che invece trovo particolarmente comodo in C#: la gestione e dichiarazione di eventi “custom”. Continue reading “Incursioni in Java”
Da qualche settimana apprezzo la mancanza totale di tecnologia nella mia nuova casa, no TV, no PC, solo un vecchio registratore a cassette vinto ad una pesca all’arci con dentro un live dei Joy Division.
Il risultato sono una serie di brani, che tenterò di registrare di volta in volta durante la pausa pranzo nella mia vecchia camera prima che il trasloco sia definitivamente completato.
Ora sento la mancanza di: un tavolo, delle sedie, il cestino dell’immondizia, il bicchiere per lo spazzolino, il buzzicone dei panni sporchi, una scrivania, piatti, posate, una mensola in pietra per completare la cucina, una libreria, uno sgabuzzino, scrivanie, un divano, un tappeto, un mobile per le scarpe, l’appendiabiti…
Prima o poi sarebbe dovuto succedere ed alla fine, sabato scorso, é successo! A futura memoria.
La giornata é iniziata presto, sono uscito di casa alle 6.30 di mattina con l’obbiettivo di raggiungere “il pizzo”, montagna che sovrasta la piccola comunità agricola di Vetice sui Sibillini.
Alle 9 sono già in marcia, imbocco il sentiero, ma dopo poco più di un chilometro, un cancello di filo spinato mi sbarra il passo. Come al solito penso di aver sbagliato strada, del resto la fonte che ho preso come riferimento é circondata da diversi percorsi, quindi torno indietro e ne prendo un altro che mi porta di nuovo ad un recinto di filo spinato, poi un altro che scopro svoltare nella direzione sbagliata, scoraggiato non mi rimane che tornare al punto di partenza vicino alla macchina e ricominciare.
Due chiacchiere con un allevatore del posto e mi convinco che il secondo sentiero intrapreso sia quello giusto. Di nuovo in marcia, un’altra ora sotto il sole e mi ritrovo ai piedi di una frana: la strada sbarrata, al massimo potrei avanzare mani e piedi, “non può essere” penso e giro i tacchi verso valle. Mentre ridiscendo mi torna in mente la risposta dell’allevatore “sbarrato col filo spinato? probabilmente é solo un recinto per i cavalli, lo apri e prosegui…”, sì certo un recinto per i cavalli… ci sono! La mappa é chiara, bisogna andare diritti e abbassarsi un po’ di quota e l’unico sentiero dritto in leggera discesa é il primo!
Che ironia proprio il primo, quello che avevo preso alle 9 ed ormai sono quasi 4 ore che giro a vuoto. Rifaccio la strada apro il cancello proseguo e con mia sorpresa constato che questo é quello giusto.
L’inizio é semplice poi piano piano la salita si fa ripida, la stanchezza aumenta passo dopo passo, mi gira la testa, il sentiero intanto é diventato stretto e panoramico, a sinistra un bel salto di diverse decine di metri, sono quasi in cima, poco prima dell’impettata finale, lo strappo, la resa, vomito. Mi riposo per un po’, provo a fare qualche altro metro, ma non mi rimane che constatare la mia sconfitta e tornare sui miei passi.
Arrivo a valle, poco meno di 7 ore di cammino, guardo “il pizzo”: la mia prima sconfitta, la mia prima resa.
Il Pizzo
Nonstante dal mio racconto sembro essere solo, in realtà ero accompagnato da Sergio, che intanto sta provvedendo al mio sputtanamento con dovizia di particolari su scala locale.
Ed anche quest’anno s’è ripetuto il rito dell’invecchiamento con una bella festicciula a sorpresa, della quale ringrazio amici e non…
Tuttavia sarà il trasferimento imminente o i continui bagordi, ma mi è rimasta una strana sensazione con la quale convivo in questo mio secondo giorno da 38enne. Così per scaramanzia e anche perché l’avevo detto uscendo dall’ufficio aggiungo un nuovo semplice (i soliti 4 accordi) brano ad improvvisando
In tema di pacchetti, traslochi e di occasioni mancate: La scatola
Beh insomma c’ho provato e qualche cosa é effettivamente venuto!
Questo é l’attrezzo: classico tappo del corpo macchina forato più o meno al centro con applicato un foglio di stagnola a sua volta forato con uno spillo.
"Lente" Stenopeica
Ed ecco la mia prima foto stenopeica digitale (contro luce con una posa di 1 secondo circa e sovraesponendo di 1 stop):
Fiore & Arcobaleno
Non so di preciso come sia riuscito ad ottenere questo effetto arcobaleno, comunque mi piace.
Tuttavia il foro ha evidenziato tutta la polvere depositata sul sensore, moltissima ahimé, ma del resto c’era da aspettarselo dato che negli ultimi 6 anni questa povera 350D mi ha seguito in lungo e in largo per deserti, cascate e montagne sparse per quattro dei nostri sei continenti.
Doppio divertimento al concerto di Yann Tiersen all Mole di Ancona, anzi no triplo considerando l’installazione Temple 2.0.
Infatti non so se mi ha divertito di più la musica oppure tutte le piccole e fantastiche Amelie che scappavano sotto i colpi dei sintetizzatori della Elektronische Staubband.
Peccato per le foto poichè la lontananza ed il buio hanno fatto emergere molti i limiti della mia povera reflex e della mia mano (ma come é possibile… tutte storte ?!?!).
Elektronische StaubbandYann Tiersen
Un commento a parte va fatto per l’installazione Temple 2.0 di Luca Agnani, che é stata veramente bella e mi ha introdotto nel mondo del “Digital Ligthing” (anche se qualcuno prima o poi dovrà spiegare a questi artisti che aggiungere un numero di versione ad una parola non fa fico, ma ingegnere informatico).